Il Comune di Bregaglia nel Canton Grigioni è stato colpito da una catastrofe naturale alla fine dell'estate 2017.
Il 23 agosto 2017 una frana si è staccata dalla parete nord-est del pizzo Cengalo in Val Bondasca a circa 3'000 metri di quota, precipitando sul sottostante ghiacciaio e causando una colata detritica di circa 4 milioni di m3. Diverse colate sono scese dalla valle laterale fino al fondovalle e ai villaggi di Bondo, Spino, Sottoponte e Promontogno. Quasi 150 persone hanno dovuto essere evacuate per diverse settimane, una trentina di edifici sono stati distrutti; 8 persone sono state travolte in Val Bondasca e non sono più state ritrovate.
I danni alle infrastrutture pubbliche e private ammontano a più di 50 milioni di franchi.
L’accesso stradale alla Val Bondasca è sbarrato.
Dal 6 luglio 2019 sono aperti il nuovo sentiero per la capanna Sasc Furä e l’accesso al passo della Trubinasca.
Dopo i grandi sforzi del Comune di Bregaglia per la ricostruzione del paese di Bondo, la realizzazione di misure di protezione e di infrastrutture idriche, il Comune vuole ripristinare anche la rete di sentieri escursionistici. L’obiettivo è di restituire al territorio l’attrattività che aveva un tempo per escursionisti e scalatori.
È iniziata la costruzione di un nuovo progetto di protezione contro le inondazioni e le colate detritiche intorno al villaggio grigionese di Bondo. Nei prossimi quattro anni e mezzo, saranno costruite dighe di protezione, nuovi ponti e strade e una linea elettrica ad alta tensione verrà interrata. Il progetto costerà 42 milioni di franchi e sarà finanziato dalla Confederazione, dal Cantone dei Grigioni, dal Comune e da donazioni.
A distanza di poco più di un anno dall’inizio dei lavori è terminata la costruzione del ponte di legno Punt Marlun in Val Bondasca. Il ponte è stato collaudato e il municipio del Comune di Bregaglia l’ha preso in consegna. Dal 2017 la Val Bondasca è chiusa causa le colate di materiale in seguito alla frana dal pizzo Cengalo. Il ponte è stato progettato per il passaggio di mezzi pesanti necessari per i lavori forestali.
Il bacino di raccolta dei flussi detritici è stato dimensionato a 50.000 m3 nel 2015 e si è dimostrato molto efficace. Anche la zona di pericolo è stata successivamente definita sulla base di questa struttura protettiva. Tuttavia, la frana del 23 agosto 2017, con una transizione immediata in una colata detritica così grande è straordinariamente rara a livello mondiale e tali scenari non sono quindi presi in considerazione come scenari decisivi per la designazione delle zone di pericolo.
Se le masse rocciose instabili sul pizzo Cengalo dovessero staccarsi, non c'è un pericolo diretto per gli insediamenti e le vie di comunicazione. Tuttavia, con o senza pioggia, le colate di detriti possono svilupparsi dalle masse rocciose e raggiungere Bondo.
I depositi di frana in Val Bondasca saranno lasciati in loco e non potranno essere rimossi.
Prima di avere chiarito la causa esatta degli avvenimenti non è possibile fare speculazioni sull’influsso del cambiamento climatico.
Circa 3,1 milioni di m3 sono scesi dal pizzo Cengalo e hanno spazzato circa 600'000 m3 di ghiaccio. Il 15 settembre 2017, altre centinaia di migliaia di m3 sono caduti, fermandosi sul deposito esistente.
Flusso di detriti: circa 450'000 fino a un massimo di 500'000 m3 di materiale sono stati trasportati a Bondo da flussi di detriti.
Un gruppo nazionale di esperti ha analizzato gli avvenimenti ed è giunta alla conclusione che la frana, con oltre 3 milioni di m3 di roccia, è un evento particolarmente raro. In particolare, il passaggio immediato da una frana a una colata detritica è stato osservato per la prima volta nelle Alpi.